Eccola, dopo lunga ricerca è arrivata la Gnu-gnu... sognata dieci anni fa con il suo debutto, ed ora ne ho una. :o)

Di tutto un po'... - Suvvia, dimmi la tua, lascia un commento!
Ho sempre desiderato trascorrere un’intera giornata in moto, e un mese fa quasi ci stavo riuscendo, ma poi a causa di un perno rotto sono dovuto rientrare a casa con il carrello di Hank.
In base ai miei calcoli il giro previsto sviluppava 197 km, di cui 49 di asfalto, ma non avevo considerato il trasferimento da Dueville a Calvene e ritorno… "comunque si fa sempre in tempo a ridurre il percorso" in base al tempo, agli imprevisti, alla benzina ecc. (foto a lato: sono quasi in quota).
La mattina della partenza sbrigo alcune faccende di famiglia e per le nove sono in sella. Il solito torrente mi permette di arrivare fino a Calvene senza consumare le gomme su quell’odioso bitume. Via verso Camisino e su, in quota, fino a raggiungere tramite una ripida sterrata la cima del Gallo. Nel mentre le ruote frullano lo zaino e devo mettermelo in spalla.
Sosta relax: un caldo africano mi avvolge, salire sotto il sole senza neanche un albero mi ha fatto sudare! Grazie ad un po’ di nastro e ad un filo di ferro recuperato dai segnali stradali, con la pinza aggiusto la corda elastica e poi lego lo zaino nella parte posteriore della moto: troppo pesante da tenere in spalla tutto il giorno!
Riprendo il giro per la valle dei Magnaboschi e nonostante il giorno feriale incrocio numerosi escursionisti: ormai siamo in pieno periodo di ferie. Ritorno verso il rifugio Alpino, poi ancora a Nord verso il Turcio, poi a sud verso Monte Corno: in pratica una specie di avanti e indietro percorrendo valli parallele. Tutte sterrate piacevoli, da percorrere in terza o quarta, ma sarebbe troppa la polvere dietro di me… così mi trattengo, ma la voglia di dare gas è tanta.
Da qui mi sposto un po’, mi infilo -bello bello- nella valle di Campo Rossignolo e assaporo questo momento come un bambino che al luna park passa da una giostra ad un’altra! Sbuco dopo cinque km di terra sull’asfalto della provinciale che porta ad Asiago, attraverso la strada e mi dirigo verso l’osservatorio, poi cambio rotta e grazie ad una carrareccia arrivo nella Val di Melago fino alle pendici del Col del Rosso, da dove parte l’omonima sciovia: "tra un po’ sarò la in alto". Alcune foto ricordo e poi arrivo in cima, a 1300 mt circa, dove posso ammirare la vallata e 600 mt più in basso Chiesa di Sasso.
Arrivato a Chiesa mi fermo al distributore: il pompone, anche se perfettamente originale, ha destato l’attenzione delle solite vecchiette all’arrivo dello straniero, tanto che una esce di casa (sbrigando una futile faccenda) e senza neanche chiederlo mi grida: "All’una e mezzaaaa!!!" Aveva già capito che mi serviva un po’ di "prezioso nettare verde". Mezz’ora di riposo, giusto il tempo di mangiarmi un boccone al bar: un classico, coca-cola pane e soppressa!
Scambio le classiche quattro ciàcoe con il barista, e poi con il simpatico benzinaio che giustamente già conosceva le mie ludiche intenzioni: "Sentieri proibiti è? E come fèto con la forestale?" "Spero di non incrociarla, esco fra settimana proprio perché c’è meno confusione" "E’ si, te ghè ràson, de sàbo e domenega passa un sacco de moto pàr de qua!"
Ritorno sui miei passi, risalgo il colle, poi giù verso la Val Frenzela. Ecco il paesaggio... simpatici asinelli mi fanno compagnia.
Il sentiero è favoloso, ghiaino e sassi coperti da un soffice materasso di foglie, oltre ad una vegetazione che mi faceva correre sempre all’ombra: più che indossare un casco, mi sembrava di essere un messicano che indossava un largo sombrero! Qui è bello fresco è proprio l’ora della siesta!
Ricordo ancora la prima volta che sono stato in Val Frenzela con Hank; all’uscita di un fitto bosco si è aperta una meraviglia, una vallata con al centro un piccolo rivolo d’acqua. In questo caso però ci sono arrivato da un altro punto, qui sono in uno dei classici salti di cemento.
Percorro la sterrata lungo la valle, poi scendo vicino al greto per la classica foto di rito: bambini che giocano e qualcuno prende il sole! Hank, è questo il punto dove ci siamo fermati quella volta, vero?
La destinazione finale è quella di arrivare al rifugio Barricata e qui percorro quella che è per me la "sterrata del secolo" anche se in una precedente uscita con Hank sono caduto e ho rischiato di sfracellarmi (ancora oggi il mio ginocchio soffre, insomma uno di quei infortuni che ti segnano per sempre); le curve e controcurve presenti, mi invogliano a dare un po’ più di gas, tra leggere pendenze e un fondo misto terra-ghiaino che sembra l’anello dello speedway. Favoloso, anche per chi la percorre con muscolose bicilindriche!
Un leggero timore mi avvolge, proprio come uno speleologo nel primo momento della discesa nella grotta, ma la paura è giusto che ci sia, ti fa rimanere all’erta, attento ad ogni minima variazione, di fondo, di rumore e movimento circostante! Entro quasi in silenzio nel bosco delle Frattine, è da un po’ di tempo che questo percorso non saggia le ruote di un fuoristrada, l’erba cresce infatti rigogliosa e sono numerosi i tronchi che mi obbligano ad uscire dal sentiero. Mi fermo solo un momento, lascio il motore acceso e come se fossi in un museo, rubo una foto a questo sorprendente scenario!
Eccomi arrivato al rifugio Barricata (prossimo all’apertura dopo un massiccio restauro): 130 -giusti giusti- i km percorsi fino a qua. Breve sosta, mangio gli ultimi resti del mio panino e ascolto le voci dei responsabili del luogo, su come recuperare un po’ di energia, tra pannelli solari, fotovoltaico, gruppi elettrogeni e batterie al gel!
Per arrivare a Val Maron prendo una sterrata e da qui al Tombal è un attimo grazie alla strada presente. Allo stesso tempo mi riaffaccio verso la Val grande fino al rifugio Marcesina.
Arrivo a Gallio, riprendo la Val Frenzela e mi riposo un attimo alla fontana. Faccio più o meno lo stesso percorso del mattino, arrivo a Monte Corno, ultimi km di off in quota, poi scendo a Calvene…
Rientro classico con qualche divagazione per trovare nuovi passaggi tra frasche, rovi, sassi… e anche un gregge di pecore!
Fine, 18.40, 227 km.
LA PRIMA TAPPA - GENOVA
Ai bambini è sicuramente piaciuto, noi due invece siamo rimasti un po' delusi. Nonostante tutto è stato divertente vedere i piragna, gli squali, i delfini e tanti altri pesci.
Dopo aver percoso parecchi chilometri in autostrada ci avviciniamo alla meta facendo una strada alternativa e così ecco qua la nostra sosta...
La sorpresa maggiore è stata quella di conoscere Matt e Chloe, due ragazzi inglesi, in viaggio con il loro VW van del 74, che da li a pochi giorni sarebbero partiti per l'Italia. Ne è nata un'amicizia, merito dei nostri mezzi, tanto che (posso anticiparvi), li ho ospitati a casa mia in un weekend di luglio, facendogli visitare la mia provincia (ma ne parlerò in un altro post).
Foto 1: Navaho a sx e Alves... controllano il sentiero.
Foto 2: eccomi ci sono pure io, in coda al gruppo a mangiar polvere.
Foto 3: sosta in quel di Valli.
Foto 4: sempre nelle contrade di Valli.









Partiamo alle 13.45 con il pieno e il contachilometri azzerato. Sostituire il bitume dei dieci tornanti del Costo è uno scoglio che prima o poi devo superare, trovando un’alternativa che non sia una carrareccia proibita.
Scorraziamo di qua e di la, ci si ferma, si chiacchera, si fa qualche foto [foto 02: il Bomber si pulisce, ma non ha ancora provato il vero enduro dove a volte si sguazza nel fango].
Lui sale un po’ a fatica, ma grazie all’erogazione dolce della sua BMW arriva sempre [foto 03 Bomber in action]. Io, grazie al tassello gagliardo, non ho problemi. Ad un bivio prendiamo a sinistra, la mappa mi indica un percorso più facile. Saliamo, saliamo ma poi il sentiero scompare, non è più segnato… e tutto il fondo è nascosto da innumerevoli tronchi secchi che con il peso della neve hanno ceduto. Niente da fare!
Silenzio! [foto 04, il Bomber perplesso!]
Scendo a piedi, in alcuni punti scivolo con gli stivali e procedo con il culo, fino a quando mi sembra di vedere la strada. Si. C’è la strada. Mi fermo alcuni istanti, la tensione se ne va! Risalgo, fiatone terribile, scattiamo un paio di foto [foto 05: si nota il sorriso liberatorio e la pendenza?]. Scendo: io resto in sella, a motore spento sfioro sassi e alberi, il Bomber decide per la moto al fianco. In dieci minuti ne siamo fuori. Doppiato il Boscon!