martedì 23 giugno 2009

Enduro relax

La voglia di enduro e di relax aumenta, così io e il Bomber ci prendiamo mezza giornata di ferie per farci un altro giro in moto dopo quello di domenica scorsa 10 maggio.

Anche se la meta è sempre la stessa (l’altopiano), pianifico sulla carta un giro turistico di circa 50 km netti di sterrate, tra Bocchetta Paù e Monte Corno, cercando di passare anche in quei sentieri che domenica ci hanno fatto battere in ritirata per la neve presente! Una piccola sfida insomma!

Partiamo alle 13.45 con il pieno e il contachilometri azzerato. Sostituire il bitume dei dieci tornanti del Costo è uno scoglio che prima o poi devo superare, trovando un’alternativa che non sia una carrareccia proibita.

Arrivati in quota, dopo una ventina di chilometri, un sentiero chiuso ci impedisce il passaggio, non tanto per la neve, ma per la presenza dei boscaioli che stanno "ripulendo" il bosco, tagliando un bel po’ di piante. Facciamo una breve sosta [foto 01].

Scorraziamo di qua e di la, ci si ferma, si chiacchera, si fa qualche foto [foto 02: il Bomber si pulisce, ma non ha ancora provato il vero enduro dove a volte si sguazza nel fango].

IL SENTIERO IMPOSSIBILE
Arrivati a Cima Fonte proviamo a sfidare la strada innevata per riuscire a doppiare il Boscon e poi ritornare verso Paù. Il Bomber si infila in un sentiero alternativo, controllo la mappa e mi sembra ok.

Lui sale un po’ a fatica, ma grazie all’erogazione dolce della sua BMW arriva sempre [foto 03 Bomber in action]. Io, grazie al tassello gagliardo, non ho problemi. Ad un bivio prendiamo a sinistra, la mappa mi indica un percorso più facile. Saliamo, saliamo ma poi il sentiero scompare, non è più segnato… e tutto il fondo è nascosto da innumerevoli tronchi secchi che con il peso della neve hanno ceduto. Niente da fare!

Torniamo indietro e decido di prendere a destra. Dopo un centinaio di metri iniziamo a scendere. All’inizio è facile, ma poi si fa bastardo e la pendenza aumenta. Visto il sentiero, e il fatto che risalire non sarebbe così banale, mi rivolgo al mio compagno "Te la senti di scendere di qua?" – "Si dai" – coraggioso, penso! Così iniziamo a scendere per bene. Quella che prima era una stradina percorribile anche da una Panda, ora è un solco piuttosto stretto. La natura ci avvolge, la luce arriva molto filtrata, e grossi sassi, tronchi e radici prevalgono sulla terra. Si balla!

A questo punto risalire sarebbe veramente difficile. Facciamo una sosta. Riporto, più o meno, lo scambio che ne segue:
- Vado giù a piedi a vedere se trovo la strada!
- Perché, non possiamo risalire?
- Pensi di farcela, hai visto bene?
- Bheèèèè, siamo venuti su anche prima, perché non dovremmo riuscirci di nuovo?
- Guarda che questo è un altro sentiero, non siamo venuti su di qua!
- Come no, non vedi che ci sono i segni per terra?
- Non sono i nostri!

Silenzio! [foto 04, il Bomber perplesso!]

La situazione non è impossibile, ma comunque difficile, eppure la mappa indicava una via di uscita, e così mi rendo conto che Bomber non ha un gran senso dell’orientamento!

Scendo a piedi, in alcuni punti scivolo con gli stivali e procedo con il culo, fino a quando mi sembra di vedere la strada. Si. C’è la strada. Mi fermo alcuni istanti, la tensione se ne va! Risalgo, fiatone terribile, scattiamo un paio di foto [foto 05: si nota il sorriso liberatorio e la pendenza?]. Scendo: io resto in sella, a motore spento sfioro sassi e alberi, il Bomber decide per la moto al fianco. In dieci minuti ne siamo fuori. Doppiato il Boscon!

Lascio a lui la strada, per oggi può bastare, decidiamo per il rientro. Arriviamo giù, un saluto con totali 60 km di terra. Arrivo a casa alle 18.45: 130 km!

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